Storie Brevi – Speriamo che
La mucca e le bombe
Ci vuole poco a ubriacarsi, quando il mangiare è scarso, pagnotta e miglio. Ma stavolta i tre ne hanno fin troppo di vino. Il più furbo del terzetto, spiando sotto la paglia, tra le fessure del pavimento, nello stanzino dove dorme con gli altri due, ha scoperto che stanno proprio sopra una piccola dispensa, dove i contadini tengono, oltre al vino, formaggette e salami a stagionare.
Al primo chiarore ha rimosso con prudenza un’asse, ha legato un temperino a una canna, ha infilzato una bella formaggetta ed è riuscito a tirarla su.
Imbaldanzito, ha fatto un laccio e ha preso per il collo due bottiglie di vino. Poi, combinando laccio e temperino, ha accalappiato un salame, ha tagliato lo spago che lo teneva appeso, e su! Ha nascosto la refurtiva in un buco del muro e la sera, al ritorno dal lavoro, i tre sono andati a banchettare oltre il terrapieno della ferrovia, per non farsi vedere dagli altri compagni della squadra.
Che pacchia. Mai gustato un formaggio e un salame così, e un vino tanto profumato.
Buttati nell’erba assaporano, mentre scende il buio, l’ebbrezza delle cose rubate, una soddisfazione unica.
Diciamolo però, rompe il silenzio uno dei tre, con uno sbuffo digestivo di rimorso, grattare a quei disgraziati le scorte per l’inverno è stata una carognata.
Diciamolo pure, e domani ne facciamo un’altra, così saranno due. Ha parlato il cinico del terzetto.
Carognata un cazzo, dice il terzo, il furbo, i contadini sono sempre più ricchi di noi, un po’ per uno non fa male a nessuno.
Non possiamo rifarlo, dice quello dei rimorsi, finiscono per scoprirlo, e sono guai.
Niente paura, sono stato attento a prendere le cose in punti diversi, penso che non se ne accorgano.
Sentono qualcuno muoversi vicino a loro nei cespugli. Compare una mucca, che si aggira sola, ruminando. Forse scappata da una stalla, dopo che i bombardamenti hanno scassato tutto.
Ciao bella, vieni qua, mucca mucca, la chiama il furbo, afferrandole un corno. Ma la mucca si scrolla e va via nel buio.
Prendiamola, un po’ di latte per domattina ci vuole, dice il cinico prendendo una gavetta. La inseguono, ma è difficile catturarla nell’oscurità dei campi, e mezzi ubriachi.
Aggiriamola…, ma non c’è tempo di dire altro perché la notte s’accende di razzi, è squarciata da centomila decibel di motori ruggenti a bassa quota e subito dopo da una gragnola orrenda di scoppi e scuotimenti che sbattono a terra i tre, li coprono di polvere e detriti.
Qualcuno si lamenta sacramentando. Il cinico accende un cerino: quello dei rimorsi ha un braccio insanguinato. Ma non è una cosa grave, solo un graffio.
Cazzo che sciroccata, borbotta il furbo intontito.
Beato te, per un po’ non lavori, dice il cinico al ferito, aiutandolo a bendarsi col fazzoletto. La paura ha fatto passare a tutti la sbornia.
Ora il cielo si accende di rosso. Qualcosa brucia al di là del terrapieno. Il cinico sale la scarpata a guardare.
Hanno colpito anche la casa. Forza, andiamo. Speriamo che non ci siano altri guai.
Avranno colpito anche la dispensa. Avresti potuto prendere tutto, dice quello dei rimorsi al furbo, e si avvia tenendosi il braccio.
La mucca è tornata a brucare lì vicino, come se non fosse accaduto nulla.