Storie Brevi – Speriamo che
Qualcuno che canta
Le sirene stanno ancora urlando quando arrivano gli aerei, più numerosi del solito.
Da come vengono giù incazzati in picchiata, si capisce che sono proprio decisi a far saltare quel maledetto ponte ferroviario.
E non meno incazzati sono i pezzi da 88 e le mitragliere pesanti della contraerea, che danno subito inizio a un inferno di detonazioni.
Il contadino ha buttato la zappa e si è schiacciato contro terra, tra un solco e l’altro. Ma è come restare in piedi, perché i solchi corrono nella stessa direzione dei caccia bombardieri. Li guarda venire verso di lui contro il sole e mollare all’impazzata le loro uova mortali.
La catena di scoppi copre le cannonate con rintroni ancora più assordanti. L’aria e la terra vibrano.
Picchiano una seconda volta, dopo un largo giro nel cielo macchiato dai colpi degli 88 andati a vuoto.
In pochi minuti tutto è finito e torna il silenzio.
Il contadino si solleva e guarda la nube nera di polvere che si arrotola già altissima nell’azzurro, sopra gli alberi.
Gli è passata la voglia di lavorare. Raccoglie la zappa e si avvia alla stalla. Poi va a vedere cos’è successo.
Anche stavolta hanno mancato il ponte, e questo vuol dire che torneranno. Il fiume biancheggia di pesci a pancia in su, perché le bombe sono quasi tutte finite in acqua. Ma qualcuna ha colpito le postazioni della contraerea. Oltre il reticolato della zona militare, la volata di un cannone spunta di traverso da una grande buca. I soldati caricano i loro morti e feriti su un’ambulanza con la croce.
Un carro da fieno sta venendo avanti sulla strada di terra battuta. Un uomo lo conduce a piedi tenendo il cavallo per la cavezza. Sopra, pare al contadino, c’è qualcuno che canta. Sulla paglia sono buttati due civili. Uno è un giovane, e sembra morto. L’altro, il contadino sa chi è, è un geometra del comune, che una volta è venuto a misurare il suo campo. Ma non sta cantando, geme con lamenti acuti e ripetuti, come il ritornello di una canzonetta. Sulla schiena della giacca ha uno squarcio sanguinante.
Il conducente spiega senza fermarsi che i due sono stati sorpresi all’aperto e non hanno avuto il tempo di trovare un riparo.
Gli aerei tornano due giorni dopo e stavolta riescono a buttare nel fiume un’arcata del ponte.
Una scheggia, forse di un proiettile contraereo, colpisce di striscio a una spalla il contadino. Lo medicano all’ospedale.
Passando in un corridoio, sente qualcuno che parla forte in una stanza. Sembra che canti. Guarda dentro e vede i due del carro.
Il giovane che gli era parso morto ha la testa fasciata e siede fumando in pigiama sul letto. In quello accanto, appoggiato con la schiena ai cuscini, c’è il geometra. Sta raccontando qualcosa a voce alta e allegra, come se cantasse, agli altri degenti della camerata.
Dev’essere una storia divertente, perché tutti nei loro letti ridono.