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Premio di poesia Lerici-Pea 2008 per l’inedito

Carlo Vita ha vinto il Premio Lerici-Pea 2008 per la sezione “Poesia inedita”.

Premio Lerici-Pea 2008

Io credevo sinceramente di appartenere in modo naturale, ineluttabile, al popolo dei “poeti che premono alle porte dell’oblio”, come dice bene Alessandro Carrera nel suo saggio I poeti sono impossibili.

Per questo, furbescamente, avevo destinato i miei versi a un uso privato, alla facile compiacenza della cerchia familiare, pensando di assicurarmi così un oblio meno veloce, diciamo di una generazione, che per me è già un tempo lunghissimo.

Adesso mi chiedo se dopo questo premio il mio oblio sarà in qualche modo procrastinato. Mah, non ne sono molto sicuro, anzi lo dico chiaro: non ci credo.

Grazie comunque a tutti voi e in particolare agli amici Massimo Bacigalupo e Stefano Verdino, che hanno tentato generosamente di procrastinarmi.

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A un tratto, dopo una vita defilata, di silenzio, a 83 anni suonati devo essere contemporaneamente oggi 13 settembre:

  • a Lerici per ricevere il Premio per l’inedito;
  • a Venezia dove espongono inopinatamente alla Biennale dell’Architettura, che si apre proprio oggi, 14 miei disegni riesumati dopo 40 anni.

Troppa grazia.

Il 13 è sempre stato per me un numero fortunato (toccando ferro). A scuola ero spesso il numero 13 nella lista della classe, ma c’era una ragione non magico-paranormale: il mio vero cognome non comincia per V ma per F, che è al punto giusto per farmi arrivare, dopo vari ABCDE, al tredicesimo posto.

Stavolta invece la coincidenza è curiosa, forzando un po’ la cosa potrebbe apparire inquietante.

Non sarà un richiamo perentorio della Serenissima a rientrare, come veronese d’origine, nei ranghi di cittadino della Repubblica di Venezia?

Ma Verona ha spesso tralignato, più o meno volontariamente. E’ stata con gli Sforza e poi con la Spagna, la Francia e l’Austria.

E io tradisco ancora una volta Venezia per la Repubblica di Genova e per Lerici. Per fortuna per queste cose non impiccano più nessuno.

Mi rassicuro, comunque, sforzandomi di pensare che questo mio duplice “13” non sia altro che una delle tante “gioiose coincidenze”, come diceva Elemir Zolla, esperto peraltro di sciamanesimo. E qui tocco ancora ferro.