Altre Storie – Per esempio
Per esempio
Se, per esempio, esce sbattendo la porta e si avvia, senza pensare a dove sta andando. Meglio, senza pensare a niente.
Ma non può non pensare a niente, assicurano quelli che se ne intendono, e dovrebbe essere vero, perché c’è sempre quel cervello che continua a macinare pensieri. Come il cuore, d’altronde, che continua a pompare, e se non pompa si resta secchi, e addio anche ai pensieri.
Diciamo, allora, per esempio, che esce con la testa completamente occupata dalla rabbia. Anzi, da un misto di rabbia e rancore. Anzi no, niente misto, il rancore viene dopo.
Prima c’è solo la rabbia. Rabbia che non caccia, non annienta i pensieri, ma li copre, come fanno quegli sgorbi spruzzati con la bomboletta su una targa, così che non si riesce più a leggere quello che c’è scritto sotto. La rabbia annebbia i pensieri, non fa pensare, è rabbia e basta.
Invece il rancore arriva dopo un po’, si fa largo tra gli sgorbi, è uno strascico della rabbia, ha bisogno di un minimo di pensiero o di ricordo, che fa lo stesso, su cui applicarsi, per poter funzionare. Rancore per qualcosa che è successo, e che non va giù. Mettiamoci anche un’aggiunta di frustrazione per qualcosa che non ha funzionato. Chi è uscito sbattendo la porta non ha potuto fare o dire qualcosa. Non è riuscito, per esempio, a far prorompere in parole tutto quello che aveva in mente. Per colpa di qualcuno che opprime o prevarica, naturalmente. E che, qualche volta, ha ragione – può capitare.
Per colpa del padre? No, per carità, la storia dei litigi tra padri e figli non interessa più nessuno. Tutti hanno litigato col padre, e anche con la madre. E giù incomprensioni, frustrazioni, rancori. Ai quali seguono, magari anni dopo, quando non è più possibile rimediare, pentimenti e rimorsi. Rimorsi che qualcuno più saggio o più abile riesce a trasformare, per attenuare un poco la sofferenza, in rimpianti.
No, lasciamo stare padri e madri. E anche fratelli e sorelle. Il figlio o il fratello che sbatte la porta è un copione rifritto. Meglio i litigi, per esempio, con la donna convivente. O meglio ancora con la moglie. Non è che non sia una situazione già fritta, ma ha sempre un buon sapore, e a tutti piace gustarselo, succhiarci dentro.
La moglie ha sempre qualcosa da rimproverare al marito. Anche la convivente ce l’ha, ma la moglie di più, perché ha più diritti che sente calpestati dal marito. E perché ha fatto una scelta, il giorno che si è sposata, mentre la convivente, dovendo continuamente scegliere – se stare o no con lui –, non dovrebbe lamentarsi. In realtà si lamenta moltissimo, tutti si lamentano moltissimo, l’insoddisfazione è generale.
Il fatto è che i motivi o pretesti di insoddisfazione sono, per tutti, innumerevoli. Anche per i cambiamenti di umore. Una cosa un giorno ti va bene e il giorno dopo non la sopporti.
Ma per farla breve e non annoiare troppo, qui diciamo solo che chi è uscito sbattendo la porta per qualcosa che non gli va si avvia, per esempio, camminando in fretta. Traduce il subbuglio, gli sgorbi rabbiosi che ha in testa, in movimenti rapidi delle gambe e delle braccia. Deve scaricare in qualche modo l’adrenalina che gli si è ingolfata dentro.
Difatti dopo un po’, per esempio una decina di minuti, quando il moto è servito a svelenare il corpo, il camminare in fretta si trasforma in un passeggiare, che solo apparentemente è un vagare senza meta. Una meta c’è sempre. Può essere, per esempio, il centro della città, direzione verso la quale vanno i passi, seguendo in modo automatico il percorso di ogni giorno per andare al lavoro, se uno lavora nel centro della città, per esempio. Esattamente, o quasi, come faceva in senso contrario, cioè tornando a casa, la cavallina storna.
Ma la cavallina tornava tirando il calesse, con sopra il padre – assassinato – del poeta lungo una tranquilla strada di campagna. Qui, invece, la strada è, per esempio, una frastornante arteria di metropoli piena di traffico di automobili di motorette di bus e di tram. Come quel tram, per esempio, che viene avanti sferragliando proprio nel momento in cui sta attraversando la strada chi è uscito sbattendo la porta. Non più avvolto nella sua rabbia, ma in quel tanto di rancore che basta ancora a portargli via l’attenzione, la normale attenzione che, probabilmente, consentirebbe persino ad una cavallina storna, per esempio, di accorgersi del pericolo di essere investita.
Invece l’attenzione manca, e chi è uscito di casa sbattendo la porta è urtato violentemente dal tram, travolto sotto le ruote invano frenate, trascinato per qualche metro, tagliato per esempio orribilmente a pezzi.